Stile di vita giapponese
- il riso
I popoli in ogni parte del mondo mangiano il riso in differenti modi.
In Europa è nota a tutti
la paella, in Italia il risotto allo zafferano,
in Mexico il famoso chili con carne, in Korea
il kukpap in Nord Africa il cuscus
ed in Giappone onigiri, triangoli di riso
(gohan) avvolti in alga nori.
Senza addentrarci in epoche
remotissime, è stato possibile stabilire che già 15.000 anni fa il
riso selvatico costituiva una importante fonte di cibo per le popolazioni
preistoriche di alcune regioni della Thailandia, del Vietnam, della
Corea, della Cina e di alcune isole del sud-est asiatico.
In
Giappone il riso fu introdotto circa 4.000 anni fa. Tra il quarto
e il terzo millennio a.C. la coltivazione del riso ebbe una rapida
espansione verso le regioni sud-orientali dell’Asia continentale e
verso ovest, fino a raggiungere le alte valli del fiume Indo. Ci vorranno
altri mille anni prima che il riso venga conosciuto nel mondo classico
ed altri mille anni ancora per arrivare alla sua coltivazione nel
Bacino del Mediterraneo, dove fu introdotto dagli Arabi.
Anche
le popolazioni indigene del Nord America integravano la loro alimentazione
con il riso selvatico (zizania acquatica) . Gli indiani "Chippewa"
lo chiamavano nello loro lingua Algonchina "Manomin", dono squisito
del Grande Spirito. Era diffuso nelle regioni dei grandi laghi del
nord est degli USA e Canada.
Gli antichi romani consideravano
il riso un cereale non adatto all’alimentazione ma piuttosto quella
di un prodotto che, sotto forma di decotto, veniva prescritto dai
medici, a pazienti piuttosto facoltosi per curare alcune malattie
del corpo, come ricordato da Orazio. Teofrasto, contemporaneo di Alessandro,
fu il primo a descrivere il riso nel suo trattato sulla storia delle
piante. Qualche traccia della presenza del riso in Italia si trova
già in documenti del 1390. Nel 1468 in Italia fu inaugurata la prima
risaia.
Dopo queste brevi divagazioni
storiche ritorniamo in terra Nipponica. Nella cucina Giapponese di
norma il riso viene cotto a vapore utilizzando appositi bollitori
elettrici o cuoci
riso chiamati "Suihanki".
Ne esistono di varie forme e capacità indicate per famiglia o per
ristoranti.
Per i Giapponesi la giornata
incomincia con una buona colazione o Asa gohan ovviamente
accompagnato dal nostro riso (bollito) detto gohan. (il riso ancora
da cuocere è detto Komè) Il nostro riso, in questo caso gohan, viene
prelevato dal bollitore Suihanki
e servito in ciotole di ceramica o legno che per lo scopo si chiamano
Gohan chawan.
Per
mangiarlo ci si avvale delle classiche bacchette di legno che nella
tradizione giapponese sono leggermente più corte delle Cinesi. Il
loro nome è hashi o anche conosciute col nome di
otemoto. Nell’uso degli Hashi è buona norma osservare
alcune regole di etichetta, quali non giocare con le medesime, gesticolare,
disegnare immaginariamente sul tavolo, tutto ciò è considerato barbaro
e volgare, ne tantomeno conficcarle verticali nella ciotola del riso
è un gesto di grave offesa in quanto simula l’onoranza funebre di
bruciare l’incenso (senko ed okou).
Se non desideriamo continuare
il nostro pasto è opportuno adagiarle orizzontalmente sulla medesima,
in ogni caso utilizzate sempre l’apposito supporto per bacchette chiamato
hashi oki. Generalmente sono in ceramica dalle forme
e disegni più svariati ma necessità fa virtù e al caso vanno bene
anche i tappi di sughero delle bottiglie, tagliati a metà.
La
colazione non può non essere accompagnata dalla più classica delle
bevande del mondo asiatico e mondiale, il thè, generalmente thè verde
varietà Sencha di un bel colore giallo-verde servito
in infusione ad una temperatura di 82° C per 3 minuti circa, e preparato
nella classica teiera Kyusu. La dose di norma è di
4 cucchiaini di foglie per litro.
Il thè viene servito in
particolari bicchieri che per lo scopo sono chiamati Yunomi
chawan. Ne troviamo di varie fogge e modelli, prodotti in
ogni parte del Giappone: dalle pregiate ceramiche di Arita
yaki e Bizen yaki nel sud per poi passare
nel centro, dove troviamo Shigaraki e Tokoname
yaki; un po più a nord la ceramica di Kutani yaki
e la ceramica di Mino vicino a Nagoya,
tanto per citarne alcune.
Ulteriori
informazioni potete trovarle su: